La ginnastica artistica è uno sport che mette alla prova molte abilità come l'equilibrio, la flessibilità, la forza e l'esecuzione di movimenti acrobatici. È uno sport molto impegnativo e le ginnaste spesso si scontrano con notevoli blocchi psicologici. Queste difficoltà possono essere dovute a una serie di ragioni come bassa autostima, pensiero critico, pressione eccessiva, nonché eventi della vita traumatici o avversi.
In termini di traumi, le ginnaste potrebbero aver subito lesioni o aver assistito a un infortunio di qualcun altro durante un allenamento o una competizione. Inoltre, possono rimanere colpite guardando un video di una ginnasta che si ferisce come ad esempio a seguito di una brutta caduta su una barra orizzontale durante la discesa. E' inoltre importante essere consapevoli del fatto che le ginnaste possono sviluppare sintomi post-traumatici, ansia o blocchi delle prestazioni, anche solo immaginando che gravi infortuni possano accadere a loro durante gli allenamenti o le gare.
Poiché il cervello non distingue tra ciò che viene immaginato da ciò che viviamo, percepiamo ciò che pensiamo e visualizziamo come realtà. Di conseguenza, possiamo essere indirettamente traumatizzati. La traumatizzazione secondaria o traumatizzazione vicaria può, infatti, avvenire anche solo ascoltando o immaginando vividamente un trauma come se stesse accadendo a noi.
In aggiunta, sebbene alcune ginnaste potrebbero non aver assistito, vissuto o immaginato uno scenario traumatico, esse possono comunque vivere forti pressioni. Queste pressioni possono derivare da un allenatore molto severo e rigido, pressioni interne o alte aspettative che i loro genitori ripongono su di esse. Queste ulteriori pressioni possono influenzare le prestazioni di una ginnasta con la probabilità di creare blocchi psicologici. Di conseguenza, è molto importante fornire un ambiente di supporto, soprattutto quando la ginnasta è un minore e pertanto fortemente dipendente dagli adulti.
Alcune strategie di supporto semplici, ma molto utili, potrebbero essere l'ascolto e l'accoglienza dei bisogni della giovane atleta, creare uno spazio sicuro e positivo per consentire ad esse di esprimere le proprie paure e vulnerabilità dando loro il permesso di essere umane.
Questo può essere spesso molto difficile per i genitori poiché investono molto tempo ed energie accompagnando le loro figlie alle strutture di allenamento oppure ai tornei nazionali o internazionali. Spesso i genitori devono destreggiarsi tra molte situazioni legate alla loro vita professionale e personale oltre che supportare i loro figli nello sviluppo delle loro capacità atletiche, quindi, è comprensibile che possa essere difficile entrare in sintonia e aiutare i giovani atleti a superare problematiche legate alla performance.
Riflettendo su alcuni dei casi seguiti come Psicologo dello Sport, ripenso a quando ho preso in carico una ginnasta di 15 anni che aveva sviluppato blocchi psicologici dopo aver visto la sua amica cadere dalla trave di equilibrio. Questa atleta aveva inoltre immaginato che questo evento accadesse a lei con conseguenze irreparabili quali un infortunio mortale.
A seguito di questa traumatizzazione secondaria, l'atleta aveva iniziato ad avere difficoltà nella sua performance e non era stata in grado di mostrare le abilità richieste e di esibirsi sulla trave di equilibrio. La ginnasta non aveva più il controllo dei suoi muscoli, spesso riportava attacchi di panico che influivano anche sulla sua autostima. Quando abbiamo esplorato ulteriormente sui suoi problemi di prestazioni, era emerso che non solo aveva una visione di sé molto critica, ma che sua madre e l'allenatore stavano giocando un ruolo determinante nel metterla sotto pressione.
Quando un’ atleta si sente ansiosa e frustrata e fa paragoni con gli altri, critiche e pressioni eccessive possono aumentare i sentimenti di inadeguatezza. Nel caso dell'atleta che ho seguito, la sua reazione era di paura ed ansia con la conseguenza che il suo corpo si irrigidiva creando tensione muscolare, mancanza di fluidità e tutto questo impattava sulla sua performance atletica.
In che modo i genitori possono aiutare i propri figli quando hanno blocchi psicologici?
Può essere utile consentire ai propri figli e giovani atleti di esprimere le loro vulnerabilità, paure e questo può aiutarli a sentirsi amati, indipendentemente dal loro successo.
Quando gli atleti presentano dei blocchi, il più delle volte, la risposta tipica è concentrarsi principalmente sugli aspetti tecnici, ignorando l'importanza degli aspetti psicologici ed emotivi della performance. Costringere le giovani ginnaste a sforzarsi troppo o esercitare una grande pressione ad essere perfette e competitive influenza il loro modo di ragionare, le loro emozioni e può anche diminuire la loro motivazione ed il divertimento di fare sport. Quando gli allenatori o i genitori esercitano una grande pressione, rigidità e controllo, tutto questo attiva il sistema nervoso simpatico, facendo sì che il giovane atleta non sia in grado di trovare uno stato di flusso, di essere nel cosiddetto FLOW al fine di eseguire una performance ottimale.
Per riassumere ecco 4 consigli per aiutare le giovani ginnaste:
1) Sii solidale con esse ed ascoltale con compassione dando a loro la possibilità di esprimere le loro paure e vulnerabilità.
2) Riduci le pressioni eccessive, consentendo alle ginnaste di essere giocose. Questo le aiuterà a mantenere i loro livelli di motivazione più alti.
3) Ricorda, non si tratta solo di risultati.
4) Assicurati che le ginnaste abbiano una routine equilibrata fatta di allenamento, riposo e divertimento.
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