Perché le persone si bloccano per poi performare in modo scarso nonostante i numerosi sacrifici e le reali competenze? Bloccarsi e trovarsi nella condizione di non performare quanto si potrebbe per le proprie competenze e capacità viene definito comunemente in inglese “chocking”.
Questo blocco può riguardare diverse situazioni quali il dover parlare in pubblico ed improvvisamente dimenticarsi quello che si deve dire, durante un’audizione quando il musicista non si ricorda più le note che deve suonare, quando un atleta perde il controllo delle proprie funzioni corporee quali il respiro, il battito cardiaco e la giusta tensione muscolare per poi non riuscire ad agire sul campo o in pista come vorrebbe. Questo blocco avviene nonostante la persona sia chiaramente in grado di applicare le competenze acquisite e dimostrate durante le numerose ore di allenamento o pratica.
Quando avviene allora il “chocking”? Quando si è in una modalità mentale di eccessiva autocritica e quando poniamo il cervello sotto stress e la nostra performance è molto sotto pressione, oppure quando il contesto dove ci viene richiesto di performare agisce in questo modo nei nostri confronti. Le aspettative, ciò che abbiamo “in ballo” come una promozione, una partita, le olimpiadi, una medaglia, un risultato, una vita…aumenta o meno la probabilità di eseguire un compito in modo ottimale oppure di commettere errori.
Emozioni quali la rabbia possono aumentare l’intensità della performance, non necessariamente migliorarla. Occorre focalizzarsi su una “cosa alla volta” invece che sulla situazione nella sua completezza e complessità e non spostare l’attenzione sul risultato, ma essere lucidi e centrati nel momento. Il “chocking” è quando sbagli e non riesci a fare quello che ti aspetti. Il Mental e Performance coach può esattamente comprendere questo meccanismo ed aiutare in queste situazioni tramite tecniche efficaci www.performanceexpansion.com.
Chi sono le persone più predisposte a questi blocchi ed errori? Quali caratteristiche hanno queste persone? La ricerca dimostra che individui che hanno maggiori capacità a focalizzarsi, livelli di intelligenza elevati e che sono cognitivamente più abili con migliori capacità di memorizzazione sono più a rischio. Nonostante le loro abilità, essi sono più predisposti perché il loro cervello anche se è “high functioning” e quindi funziona ad alti livelli e lavora duramente non performa bene perché è molto più consapevole delle pressioni esterne ed ha una maggiore tendenza a voler gratificare gli altri. Inoltre, questo tipo di persone sono più predisposte al blocco sotto pressione soprattutto perché hanno un certo tipo di personalità. Generalizzando sono più perfezionisti, pretendono molto da se stesse, hanno un pensiero maggiormente rigido “black or white thinking”, non vogliono sbagliare e spesso questo dialogo interiore crea ulteriori pressioni. Avere successo nella vita mette ulteriormente sotto pressione perché mantenere i traguardi raggiunti e continuare a performare ad alti livelli indipendentemente dalle variabili della vita è una grande sfida.
Altri aspetti quali la cultura famigliare e quello che abbiamo imparato può creare pressioni. Inoltre, vi sono dati che evidenziano che gli stereotipi riguardo alle capacità, come può essere quello di genere, crea pressioni e potenziali blocchi. Per esempio e generalizzando in parte, vi sono ambiti lavorativi in cui un genere è considerato più performante e capace rispetto all’altro come lo stereotipo in campo della teconologia dove le donne non sono considerate allo stesso livello e questo può creare ansie. Il problema reale sussiste quando le persone iniziano a credere a questi stereotipi che possono essere insegnati in modo più o meno consapevole dagli allenatori, dalla società o dalla famiglia. Questi stereotipi possono ritrovarsi sia in campo lavorativo, che sportivo che creativo.
Tra i vari aspetti che possono aumentare la probabilità dei blocchi, come evidenziato dalle ricerche, sono il sostegno eccessivo. Quando infatti i membri della famiglia supportano in modo spropositato, questo crea pressioni soprattutto nei piccoli performers. Essere sé stessi e performare liberamente senza le aspettative permette non solo di ottenere risultati migliori, ma anche di vivere il processo dell’esperienza con uno stato emotivo più sereno e positivo.
Normalizzare lo stato d’animo, interpretare giustamente i segnali corporei ed emotivi ed averne consapevolezza, come dimostrato dalla ricerca, e trasformare l’interpretazione di uno stimolo apparentemente minaccioso come una risorsa, oltre che avere una mente flessibile, aiuta a performare meglio.
La chiave per uscire dalle trappole dei blocchi consiste nell’ essere consapevoli dei segnali emotivi e corporei, pianificare risposte funzionali, elaborare gli eventi condizionanti del passato e trasformare il dialogo interiore sabotante in un dialogo che miri ad interpretare le sfide in opportunità.
Accedi alla tua chiave, supera i tuoi blocchi e continua ad espandere il potenziale della tua performance.
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